(ASCA) - Roma, 29 mar - 'Odyssey Dawn': il conflitto in Libia arriva al suo undicesimo giorno di guerra. Lo snodo decisivo resta la battaglia di Sirte, sulla cui sorte ci sono due versioni contrastanti. I ribelli hanno dichiarato di averla riconquistata, con l'intera zona petrolifera in Cirenaica e dicono di puntare verso Tripoli. Opposta la versione dei lealisti, che sostengono di aver fermato l'avanzata degli insorti all'uscita da Ben Jawad. Versione confermata dalla France Presse e da Al Jazeera. Ieri pomeriggio il ministero degli Esteri libico ha annunciato l'entrata in vigore del 'cessate il fuoco', ma solo dopo la conquista di Misurata da parte delle forze fedeli a Muammar Gheddafi. Ne ha dato notizia l'emittente Al Arabiya, citando una nota del ministero degli Esteri di Tripoli. Secondo fonti dei ribelli, le forze del colonnello hanno preso di mira il centro della citta' con colpi di mortaio e razzi di tipo Hawn. Nella notte testimoni hanno anche raccontato all'Afp di ''nove violente esplosioni a Tajura'', a 30 chilometri da Tripoli, dove sono presenti diversi insediamenti dei lealisti. La televisione libica ha parlato invece di attacchi aerei delle truppe internazionali, nella localita' di Gharian e Mizda, mirando obiettivi militari e civili. Mentre l'agenzia Jana ha riferito di bombardamenti nei quartieri residenziali della citta' di Sebha. ''Le forze crociate hanno bombardato all'alba i quartieri residenziali di Sebha, provocando danni ad alcune abitazioni e facendo numerose vittime'', ha scritto l'agenzia. Il capo del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) degli insorti libici, Mustafa Abdeljalil, ha dichiarato che il colonnello Muammar Gheddafi sara' processato in Libia ''dopo la vittoria'' dell'insurrezione. L'esponente dei ribelli si e' pronunciato in un'intervista sulla tv France 2. ''Dopo la vittoria, giudicheremo Gheddafi in LIbia per tutti i crimini che ha commesso'', ha detto Abdeljalil. Il vice ammiraglio Bill Gortney, direttore dello Stato maggiore della Difesa Usa, ha reso noto che la coalizione ha lanciato sei missili nelle ultime 24 ore ed effettuato 178 ricognizioni aeree, la maggior parte per colpire le forze fedeli a Muammar Gheddafi. In Libia gli Stati Uniti ''hanno fatto il proprio dovere'', ora il loro contributo si ridurra' quando, mercoledi' prossimo, il comando passera' alla Nato. Cosi' il presidente Usa Barack Obama in un discorso tv alla nazione, in cui ha aggiunto che l'obiettivo ''ampio'' degli Stati Uniti e' quello di una Libia ''che appartiene non ad un dittatore ma al suo popolo''. Il discorso di Obama era stato preceduto, lunedi' sera, da una videoconferenza tra lo stesso presidente americano, il presidente francese Nicolas Sarkozy, il premier britannico David Cameron e la cancelliera tedesca Angela Merkel. I quattro hanno discusso della situazione in Libia e dei piani in vista del del vertice che riunira' oggi a Londra i ministri degli Esteri dei Paesi coinvolti nel conflitto in Libia. L'altro grande Paese protagonista della coalizione, vale a dire l'Italia, non e' stato invitato alla videoconferenza. Ai microfoni di La7, pero', il ministro degli Esteri Franco Frattini ha detto che nella videoconferenza ''non si e' deciso niente'' e che ''l'Italia non soffre affatto di sindrome da esclusione''. Sul fronte diplomatico, intanto, Mosca frena sulle operazioni militari delle truppe internazionali. ''L'intervento della coalizione in quella che e' essenzialmente una guerra civile interna non e' stato autorizzato dalla risoluzione del consiglio di sicurezza dell'Onu'', ha commentato il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, precisando che la difesa della popolazione civile ''resta la nostra priorita'''. Il premier turco Recep Tayyip Erdogan si e' invece offerto come mediatore per raggiungere il ''prima possibile'' un 'cessate il fuoco' tra le parti. Lo ha dichiarato lo stesso primo ministro in un'intervista al britannico Guardian.
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